Marc Marquez sta dominando il Mondiale di MotoGP più di quanto non dicano i freddi numeri legati alla classifica generale, dove comanda con 17 punti di vantaggio sul fratello Alex e 26 sul compagno di squadra Francesco Bagnaia. Si tratta di distacchi ancora contenuti, inferiori al bottino conseguibile in un singolo weekend di gara.
Cionondimeno, il trentaduenne catalano è sinora stato battuto esclusivamente da sé stesso. La caduta di Austin rappresenta l’unico passaggio a vuoto di una stagione sin qui perfetta. Senza imprevisti, El Trueno de Cervera si mette tutti alle spalle, in ogni ambito. In qualifica (4 pole position consecutive), nelle Sprint (4 affermazioni su 4), ovviamente nei GP canonici (tutti vinti a parte quello texano) e finanche sul passo (il giro veloce è sempre suo).
Insomma, un monopolio vero e proprio. D’altronde, se il pilota migliore monta la moto migliore, l’ovvio risultato è quello di assistere a una dittatura. Siamo tornati al passato, dopo il marasma dell’ultimo lustro. Non si era più abituati a vedere una MotoGP tramutata in un one-man-show. La breve supremazia di Fabio Quartararo è sempre stata omeopatica, definiamola così. Bagnaia ha vinto a raffica, ma non ha mai davvero spadroneggiato. Poi, è arrivato il dualismo con Jorge Martin.
Marquez, invece, sta anestetizzando il Mondiale. Seppur in maniera silenziosa, perché da’ l’impressione di spingere solo lo stretto necessario per affermarsi. A Lusail non ce n’è stato per nessuno. Quando ha voluto, MM93 ha deposto qualsiasi velleità altrui, come accaduto sostanzialmente ovunque, eccezion fatta per il Circuit of the Americas.
Stiamo assistendo a un’autentica restaurazione? Se così fosse, quello del 2025 rischia di essere il campionato più scontato del decennio corrente. Alla luce dei valori in campo, l’unica speranza di ravvivarlo porta il soprannome di Pecco. Vedremo se nella lunga fase europea della stagione si assisterà a una variazione sul tema di quella che, sinora, assomiglia alla proverbiale canzone mononota di Elio e le Storie Tese. Anzi, al confronto, quella era davvero varia!
Fonte: OA Sport – Articolo completo