Abbiamo raggiunto Enrico Gasparotto, capo dei diesse della Red Bull – BORA-hangrohe. Gasparotto in carriera, tra le altre, vanta due Amstel Gold Race, un tricolore e un Giro d’Italia in ammiraglia con Hindley. Oggi il 43enne friulano è una delle figure di riferimento della squadra di Ralph Denk, in cui coordina ben 29 corridori tra strategie e programmazioni. Non lo vedremo in ammiraglia alla Corsa Rosa (farà il Tour, ndr), ma da casa guiderà il Team verso il secondo successo in rosa di Primoz Roglic, attorno al quale costruiranno una squadra che possa supportare lo sloveno nel miglior modo possibile; non escludendo la possibile partecipazione di Giulio Pellizzari, attualmente in ritiro sul Teide.
Hai vinto due volte l’Amstel Gold Race: cosa rendeva quella corsa così speciale per te?
“Quando per la prima volta sono andato all’Amstel nel 2009 in supporto a Damiano Cunego, mi sono trovato subito a mio agio, il percorso era perfetto per le mie caratteristiche. L’Amstel in termine di salite non è dura come la Liegi, in cui contano tantissimo le gambe, è una corsa più tattica con strappi brevi ma intensi e fin da subito mi sono innamorato di questa gara”.
Quest’anno si torna all’antica, con il Cauberg che sarà l’ultima salita… approvi questa decisione?
“Il fatto che abbiano riportato l’arrivo dove ho vinto nel 2016 è qualcosa che mi riporta indietro del tempo, anche se penso sia ancor più bello l’arrivo in cima al Cauberg com’era nella prima gara che ho vinto nel 2012, ma nel complesso è un buon compromesso”.
Tra i corridori italiani chi vedi più adatto per le Ardenne?
“Un Bagioli nella miglior condizione può essere competitivo. Già al Lombardia, che è una corsa più impegnativa, ha dimostrato di essere tra i corridori su cui l’Italia si può affidare. L’ho visto bene al Giro dei Paesi Baschi e penso che possa arrivare in buona condizione per le corse delle Ardenne”.
Tornando alla tua carriera, sei stato anche sul podio alla Liegi nel 2012. Hai il rimpianto di non aver vinto una Monumento?
“La Liegi è una corsa che ho sempre sognato, mi sono fermato però al podio. Chiaramente dispiace ma sono consapevole di averci messo l’anima. Probabilmente per il corridore che ero era una corsa troppo impegnativa”.
Giro d’Italia: il vincitore sarà uno tra Roglic e Ayuso o non escludi sorprese?
“Sulla carta Roglic ha buone possibilità di lottare per la vittoria. Il suo avvicinamento al Giro sta avvenendo senza intoppi e al Catalunya ha dato buoni segnali. Il Giro ha diverse incognite, tra cui il meteo, ed in tre settimane può succedere di tutto. Ayuso sicuramente è uno degli uomini da tener d’occhio, così come Yates. Il Giro ha sempre portato alla ribalta anche giovani emergenti e quindi non bisogna sottovalutare nessuno”.
Inizialmente Pellizzari avrebbe dovuto fare il Giro dei Paesi Baschi…
“Pellizzari fin da questo inverno è nella lunga lista dei corridori per il Giro d’Italia. Al momento è in altura in ritiro sul Teide, dove come squadra non stiamo preparando solo gli otto corridori che schiereremo al via della Corsa Rosa, ma allarghiamo la lista a 10/12 corridori in modo tale che siano pronti per ogni evenienza. In un mese può succedere di tutto, il Giro per noi è un grande obiettivo di stagione e dobbiamo essere pronti con il piano B. Giulio in questa stagione non ha corso molto e quindi valuteremo nelle prossime settimane il suo grado di condizione prima di decidere chi farà il Giro d’Italia”.
Red Bull proprietaria del vostro Team. Che aria di respira in squadra?
“Per il mondo del ciclismo l’ingresso di Red Bull fa solo che bene e per noi è una responsabilità che siamo molto felici di prendere. Con Red Bull abbiamo fatto un grande passo in avanti e sono convinto che come squadra nei prossimi anni continueremo a crescere”.
La Red Bull ha un fuoriclasse come Roglic per le corse a tappe. Pellizzari lo considerate un potenziale suo erede?
“Al momento è presto pensare a Giulio come erede di Roglic. Pellizzari ha dimostrato di essere un grande talento e un bravo ragazzo. Inizialmente faticava un po’ con l’inglese, ma ha preso lezioni private per cercare di colmare questo gap e amalgamarsi nel migliore dei modi con la squadra, per cercare di non sbagliare niente e crearsi delle grandi opportunità per il futuro; questa per me è una delle cose più importanti. Nel Team è un corridore molto apprezzato e rispettato e questo è un grande punto di partenza. Giulio è un ragazzo solare, positivo e sempre sorridente e credo che lavorando duramente e bene abbia tutte le carte in regola per diventare, un giorno, l’erede di Roglic nelle corse a tappe”.
Fonte: OA Sport – Articolo completo