C’è stato un momento nel quale, in questo fine settimana pugilistico a forte trazione italiana, pareva possibile succedesse qualcosa di notevole. Ivan Zucco, per un buon quarto d’ora, è parso in grado di rivaleggiare con Callum Simpson nella di lui Barnsley.
Un quarto d’ora, questo, fatto di otto secondi che sono bastati all’italiano per mandare una prima volta al tappeto Simpson, rialzatosi all’otto. Non contento, Zucco l’ha rifatto alla terza ripresa, ma ancora non è bastato per chiudere. Poi la scala dei valori è tornata dalla parte del britannico, il pugile di Verbania si è ritrovato a pagare l’inizio estremamente carico, cedendo poi alla decima ripresa dopo esser stato a sua volta ripetutamente steso. Va però lodato il coraggio con cui ha trasformato un combattimento apparentemente con poche speranze in uno totalmente privo di ogni prevedibilità.
Poi c’è il capitolo legato a Claudio Squeo, che ha sostanzialmente tentato l’impresa impossibile a Broadbeach, Gold Coast, contro un Jai Opetaia che è sostanzialmente in missione per unificare il titolo mondiale dei massimi leggeri.
Al pugile trentaquattrenne soprannominato Red Bull è andata meno bene rispetto a Zucco, perché è finito al tappeto definitivamente nel quinto round, ma vale la pena sottolineare una cosa: in tanti si sono tirati indietro circa l’affrontare Opetaia, Squeo no. Lui è andato, ha accettato la sfida, ha disputato un paio di buone riprese prima che l’australiano cominciasse a mostrare la propria caratura. Difficilmente capiterà un’altra occasione, si conosceva il divario tra i due, ma va lodata la scelta di non sottrarsi in nessun modo all’azione.
In breve, un fine settimana che ha fatto capire che nella boxe italiana di vita ce n’è. Certo, i titoli sono molti meno che in passato, ma si sta provando a lavorare su quel fronte, se non altro perché di italiani nelle varie graduatorie mondiali (lo stesso Squeo, Vianello, Riguccini e ovviamente Etinosa Oliha e Michael Magnesi) ce ne sono.
Fonte: OA Sport – Articolo completo