Francesco Bagnaia è legato ad Assen da un rapporto fortissimo, tanto da essersi tatuato su un braccio il lay-out del circuito olandese, sul quale ha ottenuto la prima vittoria della carriera nel Motomondiale, imponendosi in Moto3 nell’ormai lontano 2016. Successivamente, ha primeggiato panche nella categoria cadetta (2018) e – soprattutto – in tre occasioni in MotoGP. Proprio questo è uno dei temi forti dell’imminente Dutch Tourist Trophy.
Pecco si è imposto nelle ultime 3 edizioni. D’accordo, non sarà più “l’Università della Moto”, perché l’anello nord della pista è stato amputato per fare spazio a tribune e strutture di supporto. Inoltre è sparito il caratteristico camber della carreggiata, che permetteva di percorrere le curve a velocità teoricamente folli ed era valso al tracciato il soprannome di “Cattedrale della Velocità”. Però Assen resta Assen, il prestigio non è mai stato annacquato dai cambiamenti.
Vincere tre volte di fila in questo contesto è impresa riuscita a pochi, figuriamoci issarsi (almeno) a quattro. Tale filotto è stato realizzato solo da chi, se si parla di Motomondiale, è un’autentica leggenda. Bisogna scomodare John Surtees (4 affermazioni tra il 1956 e il 1959), Giacomo Agostini (5 successi dal 1968 al 1972) e Mick Doohan (5 trionfi dal 1994 al 1998).
Surtees, Agostini e Doohan. Tre leggende, appunto. Uno come Valentino Rossi, nonostante 8 vittorie (!) ad Assen, non è mai stato in grado di imbastire una sequenza vera e propria (2002, 2004, 2005, 2007, 2009, 2013, 2015, 2017). Di leggendario, qui, c’è la sua longevità. Però, si parla di un altro campo.
Bagnaia, invece, domenica correrà per diventare il quarto pilota a conquistare il successo nel Dutch Tourist Trophy per quattro anni di fila. Ci riuscisse, apporrebbe il suo nome al fianco di quello di tre uomini che sono assurti all’Olimpo del Motomondiale. Oltre a essere un onore, sarebbe quanto di più provvidenziale possa esserci per uscire dal tunnel in cui si è infilato.
Fonte: OA Sport – Articolo completo