Domenica 24 agosto, la MotoGP vivrà il proprio Gran Premio d’Ungheria, sola novità del calendario 2025. Si tratterà di una prima assoluta per l’autodromo denominato Balaton Park, la cui edificazione si è conclusa nel 2023. Cionondimeno, non sarà l’esordio assoluto del Paese magiaro nel Motomondiale.
Questa corsa ha già mandato in scena due edizioni che, alla luce del periodo storico e del contesto, potremmo definire ante litteram. Si tennero nel 1990 e nel 1992 all’Hungaroring. Il tracciato in cui corre abitualmente la F1 ha difatti tentato di battere anche il sentiero delle due ruote, seppur senza fortuna. Tuttavia, i due appuntamenti in questione hanno partorito risultati di portata epocale.
Una dinamica curiosa, se pensiamo al fatto che l’evento è letteralmente marginale nel panorama del Motomondiale. Eppure, nonostante una presenza estemporanea, è stata proprio l’Ungheria il palcoscenico di un paio di accadimenti entrati nella storia del campionato iridato a due ruote dalla porta principale.
Nel 1990 la gara rischia più volte di essere cancellata. Prima del weekend i piloti puntano l’indice sull’asfalto gibboso e scivoloso, sui cordoli alti e sui guard rail vicini alla pista. Sostanzialmente, si ritiene l’Hungaroring inadeguato alle moto. La FIM darà loro ragione, seppur solo dopo qualche settimana (l’autodromo non verrà inserito nel calendario 1991 e saranno richiesti lavori di ammodernamento).
Si corre comunque, tra mille perplessità e difficoltà (compresa una tempesta che, nella notte fra sabato e domenica riduce viepiù il grip del tracciato) e alfine emerge Mick Doohan. Rimasto alle spalle delle Yamaha di Wayne Rainey ed Eddie Lawson, l’allora venticinquenne australiano li passa strada facendo e si invola verso il primo successo della carriera. È proprio in Ungheria che comincia l’epopea di uno dei centauri più vincenti nella storia del Motomondiale.
Come detto, nel 1991 non si corre nel Paese magiaro, che fa il proprio ritorno nel 1992. In questa occasione si verifica qualcosa di anomalo, ma di affine a quanto visto a maggio 2025 in Francia. Si parte, ma la gara viene subito sospesa per pioggia. Dura poco, quanto basta però per bagnare l’asfalto.
C’è quindi il dubbio legato allo pneumatico da montare. Quasi tutti optano per le rain, Lawson (nel frattempo passato alla Cagiva) sceglie di rischiare con le slick. Ha ragione, perché ben presto il manto si asciuga e gli consente di girare a un ritmo insostenibile per gli avversari.
Così Lawson e Cagiva festeggiano, inaspettatamente, il successo. Il primo di sempre per l’azienda varesina. Il californiano, ormai a fine carriera, si prende il lusso di imporsi con il terzo marchio differente dopo Yamaha e Honda. Cagiva non avrà però grande fortuna negli anni a venire. Arriveranno altre due affermazioni, entrambe con John Kocinski (peraltro terzo in campionato nel 1994), ma non riuscirà mai “a sfondare”. Così come l’Hungaroring, sparito dalla geografia del Motomondiale.
Comunque sia, due gare nell’autodromo edificato presso Budapest hanno partorito due risultati degni di essere ricordati ancora oggi. Chissà che il Balaton Park non possa fare altrettanto, ereditando il testimone dal circuito costruito vicino alla capitale, sperando però di avere ben altra dimensione nel calendario iridato. Quella, però, può essere guadagnata solo per meriti.
Fonte: OA Sport – Articolo completo